Carlo Ravaioli – “La mozzarella di bufala e il cavaliere della povera Italia” acrilico su carta di giornale – 2008
Un politico astuto a Viserbella
in piazza divorava mozzarella
“E’ buona e genuina,
qui non c’è diossina!”
Carlo Ravaioli – “La mozzarella di bufala e il cavaliere della povera Italia” acrilico su carta di giornale – 2008
Un politico astuto a Viserbella
in piazza divorava mozzarella
“E’ buona e genuina,
qui non c’è diossina!”
titolo: “Il Lupo e l’agnello”
tecnica: olio su carta di giornale cm 20×30 – 2008
autore: Carlo Ravaioli
Titolo “Dove il giorno finisce” olio su tela cm 100×150
D
a “Palazzo Enciclopedico del Mondo” proiettato verso il cielo coi piani alti tra le nuvole a “Paese Encilpedico della Terra” adagiato in una immensa pianura senza confini. Voglio esprimere repulsione riguardo allo sviluppo verticale, voglio dimenticare che la verticalità dei palazzi e dei grattacieli intende esprimere elevazione, potere, superiorità. L’olimpo deve rimanere un mito del passato, mi ha stancato l’idea che gli dei o qualsiasi essere “superiore” (compreso chi governa la terra) debbano essere posti in un luogo sopraelevato per facilitare il dominio e il controllo del pianeta. Gli edifici direzionali continuano a sfruttare l’altezza per sottolineare il loro potere mediatico. M ormai sono torri di babele in cui i linguaggi incompresibili e gli eccessi di informazioni rendono sempre più complessa la comunicazione omnicomprensiva. Mi piacerebbe che l’altezza servisse ancora alla contemplazione alla riflessione all’introspezione a inseguire quello che sempre sfugge.
Così quando mi troverò a salire la collina, con in faccia una brezza ascensionale, invece di sbirciare dentro le case o controllare le mosse del nemico il mio sguardo si spingerà così lontano e dentro l’orizzonte da percepire l’alba di domani.
Campagna forlivese foto digitale infrarosso
Il Pittore Carlo Ravaioli in questo disegno animato esprime con un’allegoria la sua preoccupazione per le invasioni barbariche.
Volando Amat, promotrice di arte in Second life, ospita nella sua land la mostra di Carlo Ravaioli.
Kiter koba (nome di Ravaioli in second life) ha ricostruito l’esposizione forlivese nell’ambiente virtuale dal quale ha preso spunto per 7 dei ritratti esposti. Le modelle si sono prestate ad accompagnare i rispettivi ritratti per evidenziare l’interpretazione che l’autore ha voluto dare alla raffigurazione.
Evidente l’intenzione di spaesare chi non conosce il metaverso facendo sembrare che il ritratto sia il modello dal quale è stata tratta ispirazione per costruire l’avatar
Grazie ai potenti mezzi di comunicazione le partecipazioni ai grandi eventi diventano possibili almeno in modo virtuale pubblicando su internet un’opera realizzata seguendo il tema dell’edizione in atto . Quest’anno il tema dell’esposizione internazionale biennale di venezia è “Il Palazzo enciclopedico del mondo” scelto, immagino, dal giovane curatore Massimiliano Gioni. Dopo il post sulle fondamenta ecco alcune fasi della “costruzione” del mio “palazzo enciclopedico del mondo” che porterà il titolo di “Paese enciclopedico della terra”, ricordando le torri di babele raffigurate nella storia con l’intenzione di evocare nello stesso spazio discipline come arte, architettura, cinema, teatro archivio storico, pittura, disegno.
WORK IN PROGRESS: Titolo “Il Paese Enciclopedico della Terra” grafite, olio e acrilico su tela cm 100×100
Quest’anno l’esposizione internazionale “combinerà opere d’arte contemporanea e reperti storici, oggetti trovati e artefatti” (come annuncia Massimiliano Gioni), immaginando di poter contenere tutto il sapere attuale e antico dell’umanità in un unico museo. Più che la funzione di luogo adibito a mostrare al mondo l’intero sapere il palazzo enciclopedico da voce all’esigenza di catalogare, repertare e ordinare il caos immane di immagini e informazioni che circolano nel mondo alla velocità della rete comunicativa. Per rimanere coerente con la mia recente produzione ho pensato al palazzo enciclopedico come a un PAESE: a una struttura urbana a piramide (come ogni torre di babele richiede) a sviluppo sia verticale che orizzontale, a un agglomerato di argomenti apparentemente governato da un disordine entropico. Non ci sono connotati urbanistici riconoscibili ma soltanto rimandi alle tradizioni storiche dei vecchi continenti senza escludere prefigurazioni di futuri lontani. La minuziosità del dettaglio non vuole togliere nulla alla fantasia e interpretazione evocativa di chi osserva. La creazione dettagliata di situazioni urbane inventate rimanda ognuno di noi alla memoria di viaggio innescando la curiosità di esplorare gli aspetti sconosciuti di un luogo mai visto o già visitato in un passato dimenticato.
Ho pensato a un cane abbandonato e a un padrone che prima di andarsene ha sciolto la catena. Ora il cane è lì senza collare col fantasma della libertà di cercarsi un nuovo padrone e non si accorge che non potrà andare da nessuna parte. Può aspettare e sperare che il prossimo che verrà non stringa troppo il collare, può illudersi che non continueranno ad accorciare la catena, può immaginare una finestra in quel muro e sognare di volare via.