LA CASA DI PARMENIDE Il fondatore della scuola eleatica
In fondo al passaggio di Porta Rosa percorriamo il fianco della gola e subito dopo il primo caseggiato ci troviamo nella penisoletta su cui è costruita quella che poteva essere la casa di Parmenide durante i suoi soggiorni.
Il complesso è costituito di due ampie costruzioni e di alcuni piccolissimi monolocali che si affacciano sull’acqua. La prima grande e piacevole sorpresa è la presenza di due alberi che fanno da corredo a una deliziosa scena di architettura urbana che ricorda i cortili del XXIII secolo. In quegli anni le foglie erano ancora verdi, oggi la clorofilla, mutata geneticamente, riflette quasi tutte le frequenze della luce dando alle piante un aspetto ovattato e luminoso e una colorazione biancastra spesso con dominanti gialle o arancio. Il luogo è assolutamente confortevole e preannuncia che tutto il quartiere meridionale abbia un aspetto migliore. La seconda sorpresa, che in fondo ci si poteva aspettare, è la mancanza di porte d’ingresso per la casa di Parmenide.
Si intravedono piccole finestre nella parte alta delle costruzioni per far sembrare il tutto, anziché delle abitazioni, fortificazioni arcaiche: come se ci si debba proteggere da qualcosa di terribile che si nasconde all’interno. In seguito vedremo che la mancanza di porte e aperture è una caratteristica di tutto il quartiere meridionale con la differenza che mentre al nord non vi sono accessi se non dalle finestre, qui le case, costruite oltre i tre metri di livello sul mare, hanno quasi tutte accessi e collegamenti sotterranei. La rete di cunicoli e gallerie, inaccessibile ai visitatori, quindi totalmente sconosciuta, porta spesso a pensare che la vita degli abitanti si svolga per la maggior parte sotto terra e che la parte alta delle case sia ovviamente riservata ai filosofi. Non è possibile verificare quanto vasto possa essere la lo spazio scavato sotto la città e siccome nell’antichità il promontorio collinare era solo il quartiere nord e questa era una zona quasi pianeggiante le supposizioni si moltiplicano. Si pensa spesso di paragonare il quartiere meridionale a un termitaio, di cui vediamo solo un cumulo di terra nuda ma dentro cui vivono migliaia di esseri che forse non hanno mai visto la luce. Forse la montagna su cui sorge la “finta” città dei filosofi è stata ottenuta col terreno prodotto dagli scavi che danno spazio a una immensa città nascosta, che si allunga verso il centro del pianeta: una Derinkuyu dei giorni nostri sorta ancora una volta per proteggere il mondo da chissà quale pericolo cosmico o forse per l’umana nostalgia di tornare nel grembo della madre terra.
la casa di Parmenide è un particolare del dipinto La città dei filosofi
….Orbene io ti dirò, e tu ascolta accuratamente il discorso, quali sono le vie di ricerca che sole sono da pensare: l’una che è e che non è possibile che non sia, e questo è il sentiero della Persuasione (infatti segue la Verità), l’altra che non è e che è necessario che non sia, e io ti dico che questo è un sentiero del tutto inaccessibile: infatti non potresti avere cognizione di ciò che non è (poiché non è possibile), né potresti esprimerlo. … Infatti lo stesso è pensare ed essere….
Quale fosse il pensiero di Parmenide e di tutti i suoi discepoli oggi poco importa, nel corso di tutti questi secoli, filosofi e non, sono tornati ripetutamente sulla questione del “essere o non essere” senza risolverla e non sarà data a noi la possibilità di farlo.