carlo ravaioli “La Città dei Filosofi” olio su tela cm. 90×180 – particolare: Porta arcaica
L’ìngresso nel cuore della città dei filosofi
A est della Torre di Senofane corre quella che potrebbe essere la cinta muraria del centro città, segnata a tratti da alte pareti liscie e insormontabili. Un grande palazzo formato da due alti blocchi uniti da un arco offre alla vista l’apertura della Porta Arcaica (costruita dai Focei verso la fine del VI secolo a.c.) che nella città d’origine segnava il confine tra il quartiere meridionale e settentrionale. La base della porta si trova a un paio di metri di altezza e anche se ci fosse una scala per arrivarci non si potrebbe varcare perchè quasi completamente ostruita. Tuttavia si possono ammirare le linee armoniose della costruzione e il chiaro messaggio di chiusura che indica la difficoltà di accesso al centro storico. Quasi a suggerire la preziosità del contenuto dell’ultima parte della visita, protetto dalle difficoltà di accesso e dalle fortificazioni. Per oltrepassarre le mura ci si serve della porta quadrata in basso a destra del palazzo e dopo aver vagato per stanze, androni e corridoi una porticina chiusa segna l’uscita per il centro della città dei filosofi.
Nonostante ci si trovi di nuovo in mezzo a case fitte e palazzi addossati l’aria è luminosa e profumata. Profuma di zagara, non per la presenza di agrumi fioriti, ma per l’essenza di cui questa prte della città è impregnata. Anche qui l’evento sensoriale precede quello concettuale, come entrare in un Ashram o in una antica chiesa in cui gli odori d’incenso preparano e aiutano ad affrontare una dimensione mentale differente. Il profumo di zagara è anche stato nella antichità, sopratutto nelle isole del mediterraneo, simbolo di vacanza, libertà, clima perfetto e di quella gioia che si prova per la consapevolezza di trovarsi in un preciso luogo.
Proseguiamo lentamente ai piedi di strutture imponenti dai colori rosati e dalle linee pulite volte a valorizzare la loro verticalità. Lo sguardo è continuamente invitato a sollevarsi, a percorrere le cime dei palazzi che sembrano voler toccare un cielo meno cupo il cui grigiore sembra tendere alle dominanti blu delle ere passate. Seguiamo una ripida scala di fianco una a torre rosa attratti da ciò “che sta in alto” fino a raggiungere la terrazza che fa da tetto all’edificio più grande della città eretto al centro dell’intera pianta urbana. L’ altezza ci sorprende ed è simile a quella che si prova dalla Torre Quadrata che domina la vallata. Da qui si riesce a osservare la città a 360° più da vicino, con la sensazione di vedere anche gli angoli più nascosti: le prospettive ruotano magicamente su se stesse suggerendo nuove vie di percezione in grado di mostrarci tutte le quattro facciate degli edifici da un unico punto di osservazione. Riuscire a vedere il fronte e il retro di una casa senza girarci attorno era l’aspetto più straordinario che la città poteva riservarci, una magià che premiava la pazienza impiegata per arrivare fino a questo punto del viaggio. Una gioia pacata, contemplativa pervade il nostro spirito per la semplice consapevolezza di trovarci in quel luogo e ammirare quella bellezza.